Il Mercoledì Rosso, l’inizio dell’anno che abbiamo dimenticato
Nel giorno di Çarşema Sor – chiamato anche il mercoledì rosso, il popolo yazida celebra l’inizio del nuovo anno.
La loro meta storica è Lalish, dove giungono da tutto il mondo per dare inizio a cerimonie che si ripetono da migliaia di anni.
Quelle Yezide sono probabilmente tradizioni cerimoniali tra le più antiche ancora esistenti in medio oriente. Hanno in sè un sapore arcaico che ritroviamo in parte non solo in alcuni racconti biblici o in quei testi cuneiforni che hanno dettato la storia del mondo spirituale del mondo accadico-babilonese, ma anche in tradizioni orali la cui storia è altrettanto – se non più arcana.
Il mondo yazida di fatto raccoglie in se le più antiche tradizioni, precedenti alla nascita del monoteismo riuscendo a mettere insieme riti antichissimi dal mondo ebraico, caldaico, zoroastriano, mithraico, vedico, e – indietro nel tempo – fino a dove si perde la memoria umana.
Paradossalemente sono riusciti a conservare la pratica integra di alcune cerimonie, come quella Mithraica del bue, forse proprio perchè non l’hanno mai scritta. E’ un qualcosa di insito in un sentire antico a cui ogni essere umano ha la possibilità di connettersi, ma che in quel “mondo” è una costante reale – come diceva Gurdieff: “ci vogliono 10 ebrei per fare un armeno e 10 armeni per fare un Yazida“. Chiediamoci perchè.
La domanda più provocatoria è: le hanno raccolte oppure le hanno conservate nella forma più originale?
Se però puntiamo a cogliere la verità in questo modo, non otteniamo altro che opinioni.
Di certo il Mercoledì rosso non è una celebrazione che si rifà alle tradizioni che conosciamo.
E’ una celebrazione dal sapore arcaico, perchè tra gli Yazidi si fonda insieme alla festa della primavera che viene ritenuta il momento di connessione della vita con la natura che riprende a fiorire.
Nella tradizione occidentale questa festa si rifà in genere alle feste della Pasqua. Tuttavia nel momento in cui la luce del giorno compie quel “passaggio” nel ciclo dell’anno che la porta da una dimensione meno luminosa ad una più radiante, il mondo Yazida celebra un rito dal sapore cosmologico grandioso, capace di accomunare ogni essere umano in una visione più estranea ed elevata del tempo e dello spazio in cui vive.
Il Mercoledi Rosso è un momento d’importanza cruciale dell’anno Yazida, in quanto da inizio al Çarşema Sor, al nuovo anno. In questo momento, l’uovo si ripresenta come simbolo di riferimento del nuovo anno: rispetto ad altre tradizioni religiose che lo hanno ereditato per utilizzarlo come simbolo inevitabile della festa, tra gli Yazidi il suo utlizzo continua a conservare il significato originario, elevando così questa tradizione ad un’epoca ben più antica.
Il Mercoledì Rosso e l’Uovo
Secondo la mitologia Yezida, nel giorno del Mercoledì Rosso, D_o concluse la creazione del mondo e i primi raggi di sole colpirono la terra. Il firmamento divenne rosso – da cui deriva il nome di quel giorno – e quel colore viene richiamato attraverso le uova colorate che si rifanno al Dur, la grande perla. Nel giorno del nuovo anno la grande perla genera nuovamente l’essere nella vita della natura. E’ un momento radiante che rappresenta lo spirito più elevato dei sette arcangeli della filosofia-religione Yazida.
Chi potrebbe produrre un uovo per simboleggiare tutto ciò se non un uccello dall’aspetto regale?
Ecco quindi l’Angelo Pavone, Tawus Melek, il demiurgo che condensa in sè stesso la filosofia yazida, dal quale nasce la tradizione più antica che continua ad essere sui piatti di tutte quelle tradizioni che sono seguite a quella Yazida.
E’ per questo motivo che da questo momento dell’anno tra gli Yazidi viene richiesto di non coltivare nulla sulla terra per un mese affinchè la natura possa esprimere la sua natura ed e per lo stesso motivo che non viene celebrato alcun tipo di matrimonio per un mese a partire da questo giorno.
A Lalish questa sera uomini e donne vestite di bianco, accendono migliaia di candele chiamate Çira per accogliere il Nuovo Anno con un sentimento sottile e delicato.
Hag Çarşema Sor!
Chag Pesach Sameach!