Quando oltre 4000 anni fa si raccontava che il Dio Horus volava sul Nilo, il suo occhio onniveggente e l’immagine del falco, non erano solo immagini divine e terrene. Più che simboli l’Udjat e il rapace, erano convivevano nella coscienza umana come un tutt’uno che ricordava quella nuova dimensione, dove la luce rappresenta la vita. Da quell’epoca i simboli che celebrano la creatività dell’antica civiltà egizia diventano molti: l’ankh, il sistro, il disco solare…. Un circolo virtuoso di cultura ed arte convergono le proprie energie verso quel misterioso mito dell’ ombelico della terra. Ogni civiltà ci prova in qualche modo. Dopo la piramide di Cheope, il Tempio di Gerusalemme, l’Omphalos di Delfi, Il Colosseo, la Torre Eiffel, la statua della libertà e così via…
Ma perché non approfondiamo le origini?
La torre di Entemenanki dell’antica Babilonia, i templi del fuoco zoroastriani, le montagne sacre, l’invisibile geografia del sottile che ci conduce a oriente, fino alle fonti del Gange, nascosta nelle valli più inaccessibili dell’Himalaia, sù, fino al monte Meruh, l’asse del mondo che raccoglie in se tutto l’oriente e l’occidente.
Oggi ci siamo proprio vicini, ad un solo passo.
Il confine che ci separa è sottile. Oltre 7,5 miliardi di abitanti sul pianeta possono compiere un cambiamento, aprirsi ad una nuova dimensione di vita oppure finire inghiottiti dal baratro dell’oscurità.
Tutto inizia da dentro noi stessi.