Il Terzo Cammino nella Kabbalah pratica
La Via dei Nomi
La Kabbalah dei Nomi è una delle tre vie della Kabbalah e verte intorno alle conoscenze pratiche sui Nomi Divini trasmessi dalla tradizione esoterica ebraica.
Per chi desidera avviarsi lungo questa via Kabbalah Pratica propone un seminario esperienziale dedicato (che fa parte degli 8 seminari fondamentali), durante il quale si apre il “respiro” vitale del praticante a livelli superiori di coscienza.
La Via dei Nomi è una delle vie più complesse della Kabbalah e richiede studio e meditazioni composte da diverse pratiche recitative, meditative, di respiro, di visualizzazione, di focalizzazione, etc.
Questa via è a tutti gli effetti una via mistica e un potente cammino di natura “yogica“.
Per chi è orientato a dimensioni più conemplative e mistiche La Via dei Nomi è quindi un “balzo” in avanti, una cammino in cui le pratiche di Kabbalah stimolano una “progressione” interiore verso dimensioni percettive capaci di aprire il praticante a stati di coscienza capaci di donare capacità psichiche di tipo mistico-estatico.
La Via dei Nomi, quando iniziarla
Dopo aver compiuto i seminari dedicati all’Albero della Vita e della Via delle Lettere, in cui si comincia a “masticare” l’uso delle Lettere (La Via delle Lettere), la Via dei Nomi e’ una ulteriore “porta” che ci introduce ad una diversa prospettiva esperienziale della Kabbalah. Si tratta infatti di un lavoro parallelo e complementare, che ci consente di ampliare e approfondire l’approccio pratico e funzionale ai Nomi.
L’occasione di “aprire”
il ventaglio esperienziale
Il nostro approccio alla Kabbalah dei Nomi non è religioso bensì centrato sulla conquista di una capacità di “centratura” capace di supportare pratiche di meditazione avanzate.
Come avviene per la Via delle Lettere anche La Via dei Nomi è a sua volta un Cammino che richiede di sapersi calare e adattare a dimensioni meditative nelle quali si impara ad “espandere, disperdere, distillare e ritrovare nell’essenza” la nostra coscienza.
La Via dei Nomi – La Storia dei 72 Nomi
Rav Shimon Bar Yochai scrisse nel Sepher Ha Zohar che non fù D_o, bensì Moshe a dividere le acque del Mar Rosso. Moshe fu un uomo dalle potenti capacità profetiche, ma pur sempre un umano a compiere qualcosa a tutt’oggi avvolto nel mistero, che permise agli israeliti di fuggire all’esercito egiziano. E lo fece usando una tecnica spirituale che consentiva di entrare in diretto contatto con la dimensione della natura, al livello subatomico. Aveva quindi una capacità consapevole di penetrare e manipolare la realtà fisica degli elementi. Qualcosa che ancora oggi non siamo riusciti a comprendere in quale modo sia potuto avvenire.
Dietro al sua storia esisteva quindi un potere capace di intervenire sulla natura. La sua trasmissione poggia proprio sulla conoscenza dell’utilizzo dei Nomi, composti secondo una formula composta da 72 Nomi. Questo numero emblematico ha attivato migliaia di praticanti a volersi “appropriare” di tale conoscenza. Tuttavia il suo “segreto” poggia proprio su complesse modalità esecutive, applicative e attitudinali che provano l’essere umano che vi si cimenta.
Dietro questa pratica ci sono anni di correzioni energetiche, prove interiori, tecniche di sintonizzazione di corpo anima e respiro a frequenze spirituali attinte a livello sensoriale solo dopo anni di pratica. La pratica della Via dei Nomi non è solo i 72 Nomi, ma tutta una serie di esperienze indotte attraverso specifiche pratiche meditative e non solo. Attraverso esse si rivela gradualmente lo scopo del vita e quindi a comprendere:
“non siamo tutti destinati a divenire Mosè,
ma siamo tutti destinati a divenire un’altro essere vivente
con un’altro scopo fondamentale nella vita.”
La via dei Nomi diviene quindi uno dei cammini di completamento dinamico della consapevolezza della Kabbalah.
Le pratiche nella Via dei Nomi
La Via dei Nomi è un cammino interiore che avviene attraverso la sola parola di un maestro o di una guida, ma soprattutto dalla profonda applicazione nelle pratiche di vari esercizi (Tzerùf, canti, recitazioni, antiche tecniche di respiro, etc.) che aprono progressivamente la coscienza “dall’interno” di noi stessi, ovvero dal nostro personale maestro interiore, ovvero quel “noi stessi” più profondamente celato in noi.
Accedere a La Via dei Nomi aiuta a unire il praticante a quello spirito aggregante e più bello che si chiama HaVaYaH.
La “palestra dei Nomi”
La Via dei Nomi inizia con esercizi di trasformazione e di risveglio interiore. Tra questi il suono, le attività e le forme espressive, eseguite secondo un preciso ordine, consentono di mettere in moto il processo-circolare dei “Nomi”. Una “palestra” di Kabbalah, in cui esercitarsi nella più antica arte per attivare le capacità di “ricevere”.
Lungo il Cammino si impara ad utilizzare quel “software” innato in ognuno di noi che rimette in vita il sistema percettivo-mistico del nostro corpo: si risvegliano abilità assopite sotto la pelle, si “coglie” il senso dell’esistenza. Si diviene creatori della dimensione spaziale-misitca che circonda la nostra vita. Si aprono le acque che conducono oltre il “Mare Rosso” che limita la dimensione della nostra esistenza interiore.
La Via dei Nomi – il seminario esperienziale di avvio
Il seminario esperienziale su La Via dei Nomi di Kabbalah Pratica è solo un incipit, l’impostazione e l’inizio di quelle pratiche che introducono ai 72 Nomi del Shemhamporesh, il grande Nome. Si impartiscono gli esercizi e i tempi di meditazione, la cui pratica conduce a rivelare altri stati di coscienza consapevole. Si tratta quindi di un “gradino”, d’accesso, dopo il quale è possibile – attraverso la pratica dei Nomi – accedere in modo autonomo e personale a quel cammino da cui possiamo cambiare il modo di osservare la nostra vita e aprirci a risposte interiori sconosciute.